Monday, March 17, 2014

..ePILOGO invernale cALA gALERA..

in un modo o nell’altro, quel che si comincia, va chiuso.. ed è stato probabilmente per una ragione del genere, che dopo aver cominciato l’invernale barconi CalaGalera, in coda ad un autunno che era estate, è capitato di andarlo a chiudere, in coda ad un inverno che tale in realtà non è mai stato.

Per chiudere hanno messo assieme una splendida lunga intorno a Giannutri, dove s’è passato in posti che a Giannutri è piuttosto.. inconsueto.. visitare.. e non sto ad aggiungere altro e una due giorni che doveva essere “abbastanza” tranquilla, e che invece ha cominciato subito a menare sui denti, col suo bel corredo di NE prossimo ai 15m/sec..

..le danze si aprono al sabato, due prove in programma, col NE l’aria a Cala Galera viene da terra, il che significa:
1. bello: acqua piatta
2. brutto: aria dannatamente ballerina

..le condizioni vengono puntualmente rispettate entrambe.

Il NE pompa, il Comitato si trova un po’ limitato, schiacciato nel Golfo tra la spiaggia e il “cozzodromo” appena fuori, quindi la boa sotto al promontorio di Ansedonia è di fatto inevitabile.. il che fa un campo di regata sul quale si possa andare inevitabilmente ovunque, purché non sia il centro.

Vani Tè si difende bene, sopra i 6m/sec sono innegabilmente le sue condizioni, solo quando aumenta ancora di più tendono a non essere le condizioni dell’Armatore, soprattutto nelle sue veci di timoniere!

La prima prova va via abbastanza liscia, spara forte, ma non c’è onda, numeri particolari non se ne fanno, e il Prof. imbrocca il bordeggio giusto.

Nella seconda prova l’affare s’ingrossa, nel senso che spara un po’ di più.. la prima poppa l’anemometro segna punte sopra i 15m/sec.. e quando non è “In punta” è poco sotto.. Vani Tè va via sotto spi con delle graziose sgommate oltre i 13kt.. Marione, chiamato all’ingrave compito di tenere lo scafo il più possibile al di sotto dello spi, si concede non di meno un paio di aperte con Vani Tè che sembra voglia alzarsi solo di gas!
I numeri, ovviamente, sono ignoti a Marione infatti mentre lui si diverte sgommando alla mazza della sua creatura, si è creato dal nulla un comitato spontaneo di pozzettari che, disposti a mo’ di barriera su calcio piazzato, ostruisce “opportunamente” la visione dei ripetitori del log e del vento reale al timoniere.. che si sa.. quando è pure armatore.. in certe situazione potrebbe essere colto da prematura canizie!

Le due prove vengono smaltite in fretta, io sono fradicio nemmeno fossi caduto in acqua: rafficato come è, la scotta della randa (circuito alla tedesca) è un over-trim perpetuo, in partenza mollare-cazzare significa lasciarci un polmone, anche uno e mezzo.. poi finisce la partenza, e comincia il peggio, infatti alla scotta si somma, ovviamente, pure il carrello.. che è quella roba che ogni tanto manda odore di bruciato, a causa del continuo smanettamento.

Finite le due prove mi accascio davanti all’implacabile panorama dell’Argentario, mentre rimettiamo la prua verso il porto, cercando di ingerire almeno la metà dell’acqua che ho appena rilasciato da ovunque.. unica ambizione: un Voltaren grosso come una porchetta.. o una porchetta ripiena di Voltaren!

La doccia bollente arriva come una benedizione, il Voltaren pure.. solo per una delle versione da banco, che credo sia “depotenziate” mi dovrei leggere un foglietto delle istruzioni lungo come la Ricerca del Tempo Perduto.. decido di risparmiarmelo, meglio scriversi sulla panza: ho assunto due compresse di VoltarenAdvance, giusto per facilitare il lavoro se al pronto soccorso non dovesse essere in servizio il Dr. House.

A sera c’è la cena degli armatori, ottimamente organizzata dal Circolo.. piano piano comincio a realizzare che i due primi raccolti in mare e riportati in banchina oggi, non è che siano poi così tanto una cosetta alla “volemose bene”..

La mattina dopo ci sveglia lo stramazzo del NE, che è meno NE del giorno prima e più E: davanti a Porto Santo Stefano il mare è piuttosto imbiancato, che significa altro mazzo-rotante!

Quando arriviamo in banchina ci sono facce tirate. Fuori pompa duro, allegramente sopra i 17m/sec, forse qualcosa di più nelle botte, il CdR (saggiamente) indugia.. in banchina si cambiano le “rande buone”, usate ieri, a favore di rande “da allenamento”.. nel caso nostro la “randa da allenamento” è una splendida 3DL Off-Shore, con qualche miglio addosso certo, ma ancora perfetta.. come dimostrò il 2° over-all che ci procurò lo scorso maggio alla 151.. tant’è che l’ho già opzionata per farne cose da snipe quando Mario decidesse di liberarsene.

Il tempo passa, la fila di quelli che arrivano in banchina a sottolineare che ci sono proprio “le vostre condizioni” sembra quella per il lancio dell’iPhone 6.. ‘cciloro! Noi non possiamo fare altro che sorridere educatamente, e grattarci i coglioni alacremente.. mentre i diretti concorrenti stanno imbarcando qualsiasi cosa assomigli a un regalante, professionista, semi, para, wannabie e pare anche alcune sacre reliquie, tipo l’alluce di Torben e la forfora di Russel.. bah?!

Al momento del “cime a terra” pompa ancora, ma un po’ di meno.

Tiriamo su e andiamo verso la Barca Comitato, che si è spostata un po’  rispetto al giorno prima, ma non tanto, col risultato che la boa oggi è esattamente nel cono d’ombra del promontorio di Ansedonia.. “cono d’ombra” non significa che ci sia meno vento, significa che sicuramente c’è meno vento che sui bordi, e in più in quel punto si mischia da 060° e da 090.. esatto: come al Lago di Bracciano quando i Circoli con le braccine mettono i campi nei canneti.. solo che qui il giocattolo è lungo 43 piedoni e pesa svariate tonnellate: molto utile in caso di “bretone” in acqua piatta, assolutamente disastroso se devi fare due virate sotto-velocità..

Partiamo allegretti, così mi gioco subito subito il rimanente mezzo polmone, ormai l’ossigenazione del sangue è affidata esclusivamente ai lobi delle orecchie, e alle tonsille.. ‘sta volta però ho preteso un raddoppio sul verricello e uno a bestemmiare alla “diagonale” del circuito della scotta della randa.. ed è per questo che mi basta sputare solo mezzo polmone!

Sui bordi ovviamente torno ad essere da solo, col Marione che me le chiama, io cerco di anticipargliele, e ogni tanto non gli dò retta, o a causa dell’acido lattico o perché ho l’impressione che ce ne sia più di quanto sembri.. e “apro” pure se lui dice di no.. e generalmente, lo riconosce pure lui, apprezza l’iniziativa.

La stanchezza si fa sentire.. siamo decisamente meno “puliti”.. cioè non “noi”, io sono decisamente meno “pulito”.. almeno finché non mi scaldo e il fondamentale cocktail di disperazione-rassegnazione comincia ad annichilire l’acido lattico.

Il Prof. ci guida in una bolina affatto facile.

In mezzo è la via più breve, ma anche quella più piena di trappoloni, col vento che ogni tanto fa scherzi tipo 3m/sec seguita da botta sopra i 22m/sec..

La poppa va via liscia, ci coordiniamo un po’ meglio in pozzetto, Marione ci va dentro alla “chissenefotte”, e strambiamo meglio, abbiamo anche su di nuovo lo spi giusto, che ieri era uscito un po’ stranito da un’issata, e si era preferito ritirarlo a favore di un altro credo mio coetaneo, almeno a giudicare dal taglio “a zampa d’elefante”.

Dalle distanze relative il sospetto è che sia andata bene pure questa, purtroppo tra le due prove c’è da aspettare che arrivino i piccoli, e i crociera, che andando senza spi hanno i loro bei problemi a scendere nelle raffiche.

Io mi scolo mezza bottiglia d’acqua grugnendo.. il grugnito serve a chiarire che anche alla prossima imminente partenza ci sarà il raddoppio sulla randa..

Partiamo bene ma un po’ incastrati, tocca resistere più che insistere, il che definisce un bordeggio obbligato che in cima alla bolina non paga.

Alla boa di bolina ci tocca una bretone, ma piccola, la poppa viene via liscia, si stramba bene, rimanendo sempre nel canale, sembra davvero il Lago di Bracciano.. solo che sull’acqua le raffiche si leggono molto più facilmente.. sospetto che il pozzetto di Vani Tè sia decisamente più alto della panca di una beccaccia.

Alla boa di bolina fa l’unica chiama possibile: andare a sx significa accodarsi ai primi, andare al centro sappiamo che è un massacro, via a dx.. la scelta ragionevolmente paga subito: entra aria stesa, si sale bene, però poi in cima ci sono le forche-caudine della zona di casino attorno alla boa.. e chi entra da sx ne prende decisamente meno.

A noi tocca un altro impazzimento, ma c’è chi sta peggio: un diretto competitore (autarchico di competitor) aggancia una boa col timone..

CI tocca un’altra bretone, e si parte per la discesa nella quale ci giochiamo tutto.

La poppa è di nuovo nelle strisce d’aria, chi ne esce muore, chi perde l’attimo pure, noi andiamo giù bene finché un buco a metà poppa a momenti non fa uscire le maschere d’ossigeno da sotto al boma!

Davanti sono in pressione, dietro anche, a noi tocca soffrire orzando.. quelle tipiche occasioni che il calendario finisce subito!

Però non molliamo.. anzi.. con quel poco di pressione che sembra cominciare a tornare ci prepariamo al giretto di boa che prelude allo stecchetto finale, quelli davanti sono belli sbandati.. speriamo tenga anche per il nostro passaggio.

In boa fila tutto liscio, partiamo belli larghi cercando di non perdere velocità.. l’impressione è che siamo molto vicini al primo che ha tagliato in reale.. ma potremmo non esserlo abbastanza..

Lo stecchetto, manco a dirlo, è lungo un accidente e mezzo.. quasi due.. a metà, oltretutto, molla pure pressione.. è il momento decisivo: dopo tutto il gran mazzo ci stava di lasciare le scotte chiudere, e rassegnarsi che ‘sto giro non c’era stato verso.. dopo tutto il gran.. ‘stocazzo! si va via scotte in mano, tutto mollato, rientra pressione, over-trim con la lingua a sciarpa, completamente asciutta, Vani Tè apprezza il pensiero, gli Dei anche, il log ricomincia a muoversi.. verso l’alto.. sull’arrivo passiamo con i verricelli che frullano ancora.. con la bocca intonacata a saliva asciutta, non ce ne è anche per esultare.. perché siamo 13’ secondi, è poker d’assi: quattro primi su quattro prove.

saluti, baci ai pupi, sipario..

..bitches.




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